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Cabozantinib, nivolumab e ipilimumab nel carcinoma a cellule renali avanzato

Published by Fondazione Gianni Bonadonna at 24/07/2023
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3d illustration of antibodies attacking virus cell into the bloodstream

Un trial di fase III dimostra che l’aggiunta di cabozantinib a nivolumab e ipilimumab aumenta in maniera significativa la sopravvivenza libera da malattia nei pazienti con tumori non trattati in precedenza

L’inibitore di multiple tirosin-chinasi cabozantinib, aggiunto alla doppia inibizione dei checkpoint immunitari con nivolumab e ipilimumab, può migliorare gli esiti in pazienti con carcinoma a cellule renali a rischio medio e basso, non trattati in precedenza, come dimostrato dallo studio di fase III COSMIC-313 pubblicato di recente sul The New England Journal of Medicine.
Lo studio ha arruolato 855 pazienti con carcinoma a cellule renali avanzato che non avevano ricevuto in precedenza un trattamento e avevano un rischio prognostico intermedio o scarso. I pazienti sono stati randomizzati a ricevere 40 mg di cabozantinib al giorno in aggiunta a nivolumab e ipilimumab (gruppo sperimentale) o un placebo in aggiunta a nivolumab e ipilimumab (gruppo di controllo). Nivolumab e ipilimumab sono stati somministrati una volta ogni 3 settimane per quattro cicli; i pazienti hanno quindi ricevuto la terapia di mantenimento con nivolumab una volta ogni 4 settimane per un massimo di 2 anni. La probabilità di sopravvivenza libera da progressione di malattia a 12 mesi era 0,57 nel gruppo sperimentale e 0,49 nel gruppo di controllo; il 43% dei pazienti nel gruppo sperimentale e il 36% nel gruppo di controllo hanno avuto una risposta. COSMIC-313 è il primo studio che ha riferito dati incoraggianti a seguito dell’intensificazione del trattamento con una tripla terapia nel carcinoma a cellule renali metastatico, ma i dati sulla sopravvivenza globale non sono ancora maturi. I pazienti hanno ottenuto un beneficio e un controllo superiore della malattia, ma anche tossicità aggiuntive: gli eventi avversi di grado 3 o 4 e le interruzioni della terapia sono risultate più comuni nel gruppo sperimentale rispetto al gruppo di controllo. I limiti dello studio, secondo i ricercatori, includono la durata relativamente breve del follow-up e la mancanza di dati maturi sulla sopravvivenza globale; il follow-up è perciò ancora in corso.

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