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04/09/2023Un trial di fase 3 dimostra un beneficio clinicamente significativo per camrelizumab associato a rivoracemib rispetto a sorafemib nella terapia di prima linea del carcinoma epatocellulare non operabile
L’anticorpo anti-PD-1 camrelizumab associato all’inibitore della tirosin-chinasi VEGFR2 rivoracemib ha migliorato significativamente la sopravvivenza libera da progressione di malattia e la sopravvivenza globale rispetto a sorafenib nella terapia di prima linea del carcinoma epatocellulare non operabile, come dimostra un nuovo studio pubblicato su The Lancet.
Lo studio è un trial internazionale randomizzato di fase 3 in aperto progettato per confrontare l’efficacia e la sicurezza della combinazione di un inibitore del checkpoint immunitario e un inibitore anti-angiogenico della tirosin-chinasi rispetto a sorafenib in un contesto di prima linea. 543 pazienti con carcinoma epatocellulare non resecabile o metastatico che non avevano ricevuto in precedenza alcun trattamento sistemico sono stati randomizzati a ricevere camrelizumab (200 mg per via endovenosa ogni 2 settimane) più rivoceranib (250 mg per via orale una volta al giorno) o sorafenib (400 mg per via orale due volte al giorno); la mediana di sopravvivenza libera da progressione di malattia è significativamente migliorata con camrelizumab-rivoceranib rispetto a sorafenib (5,6 mesi contro 3,7) e anche la sopravvivenza globale mediana è significativamente aumentata (22,1 mesi contro 15,2). Come affermano gli autori, «A nostra conoscenza, la sopravvivenza globale mediana di 22,1 mesi nel gruppo camrelizumab-rivoceranib è la più lunga osservata per qualsiasi trattamento sistemico negli studi globali di fase 3 nel carcinoma epatocellulare non resecabile. Questo è il primo studio di fase 3 a riportare benefici significativi sia nella sopravvivenza libera da progressione di malattia che nella sopravvivenza globale con la combinazione di un anticorpo anti-PD-1/PD-L1 e un inibitore di tirosin-chinasi in piccole molecole somministrato per via orale rispetto all’inibitore di tirosin-chinasi standard per il carcinoma epatocellulare non resecabile nel setting di prima linea. I benefici di sopravvivenza con camrelizumab-rivoceranib sono risultati coerenti tra i sottogruppi clinicamente rilevanti, inoltre il profilo di sicurezza è stato gestibile senza che siano stati identificati nuovi problemi. Questo profilo rischio-beneficio complessivamente favorevole supporta l’impiego di camrelizumab in associazione a rivoceranib come nuova opzione terapeutica di prima linea per i pazienti con carcinoma epatocellulare non resecabile che non abbiano ricevuto in precedenza alcuna terapia sistemica», concludono gli autori.
