Uno studio di fase II in aperto su pazienti con carcinoma della tiroide anaplastico localmente avanzato o metastatico con mutazione BRAF V600E mostra buoni risultati con l’impiego di dabrafenib, un inibitore di BRAF, e trametinib, un inibitore di MEK. I dati sull’efficacia e la sicurezza del trattamento, il primo che abbia dimostrato un’attività clinica in questo tumore raro e aggressivo, sono stati recentemente pubblicati su The Journal of Clinical Oncology.
I carcinomi della tiroide anaplastici sono tumori rari, altamente aggressivi, indifferenziati e senza terapie sistemiche con beneficio clinico per i pazienti: i tassi di risposta alle terapie sistemiche standard sono inferiori al 15% e non ci sono opzioni di cura per i pazienti che hanno esaurito le terapie locoregionali. Gli studi di profilazione molecolare hanno iniziato a chiarire i driver molecolari associati alla tumorigenesi del cancro anaplastico della tiroide: il 20%-50% dei tumori manifesta mutazioni BRAF V600, con significato prognostico sconosciuto. Per studiare il ruolo dell’inibizione di BRAF, in questo studio sedici pazienti con tumori maligni con mutazione di BRAF V600E hanno ricevuto dabrafenib 150 mg due volte al giorno e trametinib 2 mg una volta al giorno fino a tossicità inaccettabile, progressione della malattia o morte. Tutti i pazienti avevano ricevuto un precedente trattamento con radiazioni e/o un intervento chirurgico, sei erano stati sottoposti a una precedente terapia sistemica. Il tasso di risposta globale è stato del 69%; la durata mediana della risposta, la sopravvivenza libera da progressione di malattia e la sopravvivenza globale non sono state raggiunte a causa della mancanza di eventi, con stime a 12 mesi rispettivamente del 90%, 79% e 80%. Gli eventi avversi comuni sono stati affaticamento (38%), piressia (37%) e nausea (35%), senza che siano stati rilevati nuovi segnali di sicurezza. «Per la maggior parte dei tumori rari i programmi di sviluppo di farmaci convenzionali non sono possibili a causa della bassa incidenza della malattia e dell’impossibilità di condurre uno studio controllato randomizzato. Questo può disincentivare l’esplorazione di potenziali benefici da parte di nuove terapie mirate per i tumori rari. Un approccio alternativo, e probabilmente più fattibile, potrebbe essere basato sul rilevamento delle mutazioni BRAF V600E in questi tumori rari, come denominatore comune per lo studio dell’inibizione di BRAF e MEK in popolazioni ben definite», affermano gli autori. «Dabrafenib più trametinib è una nuova terapia mirata di combinazione molto promettente per i pazienti con carcinoma tiroideo anaplastico con mutazione BRAF V600E: dimostra un alto tasso di risposta globale, una durata prolungata della risposta e una sopravvivenza prolungata con tossicità gestibile. Questo è il primo regime a dimostrare una solida attività clinica nel carcinoma anaplastico della tiroide con mutazione BRAF V600E: i dati indicano che lo screening delle mutazioni tumorali dovrebbe essere eseguito per i pazienti con carcinoma anaplastico della tiroide poiché ha il potenziale per modificare gli esiti di questi pazienti», concludono gli autori.