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Elacestrant aumenta la sopravvivenza libera da progressione in pazienti con tumore al seno metastatico ER+/HER2-

Published by Fondazione Gianni Bonadonna at 20/12/2021
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Nello studio EMERALD questo SERD orale ha dimostrato un beneficio sulla sopravvivenza libera da progressione di malattia

Dal San Antonio Breast Cancer Symposium una buona notizia per la terapia del tumore al seno ER-positivo HER2-negativo metastatico: il degradatore selettivo del recettore per gli estrogeni (SERD) elacestrant ha mostrato di migliorare la sopravvivenza libera da progressione di malattia e sembra indicare una tendenza al prolungamento della sopravvivenza globale nelle analisi ad interim per questo ulteriore endopoint, i cui dati maturi sono previsti per la fine del 2022/inizio 2023.
I risultati arrivano dallo studio clinico di fase 3 EMERALD, che ha coinvolto 477 uomini e donne in post-menopausa con tumore al seno ER-positivo, HER2-negativo metastatico che avevano già ricevuto una o due linee di terapia endocrina, inclusa una combinazione con un inibitore CD4/6; ai partecipanti è stato somministrato elacestrant 400/mg/die per via orale o un altro trattamento considerato standard di terapia come fulvestrant, anastrozolo, letrozolo o exemestane. L’endopoint primario era la sopravvivenza libera da progressione di malattia nella popolazione complessiva e nella popolazione con mutazione di ESR1: i risultati sono incoraggianti, perché nella popolazione complessiva con elacestrant la mediana è salita a 2.8 mesi contro 1.9 e i tassi a 12 mesi sono risultati del 22.3% per elacestrant contro il 9.4% per la terapia standard; dati positivi sono stati raccolti anche nei pazienti con mutazioni su ESR1, con una mediana di sopravvivenza libera da progressione di malattia di 3.8 mesi e tassi a 12 mesi del 26.8% contro l’8.2%. Favorevole anche il trend della sopravvivenza globale, tutto ciò con un profilo di sicurezza e tollerabilità in linea con quanto atteso e gestibile: gli eventi avversi più comuni sono stati nausea e mal di schiena e il 2.5% dei pazienti ha dovuto ridurre il dosaggio, mentre il 3.4% ha interrotto le cure.
Aditya Bardia del Massachusetts General Hospital di Boston, presentando i dati, ha sottolineato che in questi pazienti l’associazione fra terapia endocrina e inibitori di CD4/6 è la prima scelta ma anche che molti sviluppano resistenza, in alcuni casi attraverso mutazioni ESR1; i buoni risultati ottenuti con elacestrant anche in questo sottogruppo di tumori concorrono a suggerire che questo farmaco possa essere superiore alla terapia endocrina standard e potrebbe perciò diventare una nuova opzione terapeutica in questa popolazione. «Ulteriori combinazioni di elacestrant in linee più precoci di terapia e con altri farmaci a bersaglio molecolare, fra cui inibitori CDK4/6 e mTOR, sono già in corso o in pianificazione per i pazienti con tumore mammario ER-positivo HER2-negativo», ha concluso Bardia.

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