Dal San Antonio Breast Cancer Symposium una buona notizia per la terapia del tumore al seno ER-positivo HER2-negativo metastatico: il degradatore selettivo del recettore per gli estrogeni (SERD) elacestrant ha mostrato di migliorare la sopravvivenza libera da progressione di malattia e sembra indicare una tendenza al prolungamento della sopravvivenza globale nelle analisi ad interim per questo ulteriore endopoint, i cui dati maturi sono previsti per la fine del 2022/inizio 2023.
I risultati arrivano dallo studio clinico di fase 3 EMERALD, che ha coinvolto 477 uomini e donne in post-menopausa con tumore al seno ER-positivo, HER2-negativo metastatico che avevano già ricevuto una o due linee di terapia endocrina, inclusa una combinazione con un inibitore CD4/6; ai partecipanti è stato somministrato elacestrant 400/mg/die per via orale o un altro trattamento considerato standard di terapia come fulvestrant, anastrozolo, letrozolo o exemestane. L’endopoint primario era la sopravvivenza libera da progressione di malattia nella popolazione complessiva e nella popolazione con mutazione di ESR1: i risultati sono incoraggianti, perché nella popolazione complessiva con elacestrant la mediana è salita a 2.8 mesi contro 1.9 e i tassi a 12 mesi sono risultati del 22.3% per elacestrant contro il 9.4% per la terapia standard; dati positivi sono stati raccolti anche nei pazienti con mutazioni su ESR1, con una mediana di sopravvivenza libera da progressione di malattia di 3.8 mesi e tassi a 12 mesi del 26.8% contro l’8.2%. Favorevole anche il trend della sopravvivenza globale, tutto ciò con un profilo di sicurezza e tollerabilità in linea con quanto atteso e gestibile: gli eventi avversi più comuni sono stati nausea e mal di schiena e il 2.5% dei pazienti ha dovuto ridurre il dosaggio, mentre il 3.4% ha interrotto le cure.
Aditya Bardia del Massachusetts General Hospital di Boston, presentando i dati, ha sottolineato che in questi pazienti l’associazione fra terapia endocrina e inibitori di CD4/6 è la prima scelta ma anche che molti sviluppano resistenza, in alcuni casi attraverso mutazioni ESR1; i buoni risultati ottenuti con elacestrant anche in questo sottogruppo di tumori concorrono a suggerire che questo farmaco possa essere superiore alla terapia endocrina standard e potrebbe perciò diventare una nuova opzione terapeutica in questa popolazione. «Ulteriori combinazioni di elacestrant in linee più precoci di terapia e con altri farmaci a bersaglio molecolare, fra cui inibitori CDK4/6 e mTOR, sono già in corso o in pianificazione per i pazienti con tumore mammario ER-positivo HER2-negativo», ha concluso Bardia.