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Gli inibitori della N-glicosilazione, una nuova strategia di cura?

Published by Fondazione Gianni Bonadonna at 14/03/2022
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    Un protocollo di ricerca indaga per la prima volta nell’uomo gli effetti di farmaci diretti contro la glicosilazione di proteine di membrana

    Presentato alle autorità regolatorie un trial clinico innovativo che potrebbe aprire nuove strade per la terapia dei tumori solidi, inaugurando strategie di cura diverse da tutte quelle finora note.

    Lo studio è promosso da Phost’In Therapeutics, azienda biotecnologica francese nata nel 2014 come risultato di dieci anni di lavori accademici e guidata da un gruppo di clinici e ricercatori di Montpellier e Parigi, con il contributo scientifico di Fondazione Gianni Bonadonna, che ha collaborato all’ideazione e progettazione del protocollo di ricerca.

    A Diego Tosi, coordinatore scientifico della Fondazione Gianni Bonadonna e capo della Early Clinical Trial Unit al Dipartimento di Oncologia Medica dell’Istituto dei Tumori di Montpellier in Francia, è affidata la direzione dello studio, condotto in Centri Oncologici francesi e italiani, e che indagherà per la prima volta nell’uomo la possibilità di aggredire i tumori con un inibitore selettivo della N-glicosilazione.
    La glicosilazione aberrante delle cellule tumorali è infatti ormai riconosciuta come un nuovo checkpoint immunitario in glico-immuno-oncologia: il processo modifica le proteine di membrana e sembra contribuire anche a ‘mascherare’ le cellule tumorali dal sistema immunitario attraverso la formazione di pattern anomali di glicani superficiali che funzionano come uno scudo per il tumore. Da qui l’idea di utilizzare un inibitore selettivo della N-glicosilazione per un doppio attacco antitumorale, diretto grazie all’effetto inibitorio su recettori importanti della cellula tumorale, indiretto grazie alle possibili conseguenze positive sulla risposta immune mirata contro le cellule neoplastiche. «Si tratta del primo farmaco con questo tipo di approccio», spiega Diego Tosi. «L’azione antitumorale sembra possibile soprattutto grazie all’effetto sui recettori di membrana e sembra potersi esplicare in una riduzione dell’aggressività della malattia; ci sono meno dati su come si modifica la risposta immune, ma la ricerca cercherà di dare risposte».
    Il protocollo dello studio clinico è stato definito e si prevede di iniziare il reclutamento dei pazienti a inizio 2022; in una prima fase di dose escalation saranno coinvolti 21 pazienti con tumori solidi, in una seconda fase saranno arruolati pazienti con tumori specifici, come il glioblastoma multiforme (GBM), il carcinoma della mammella triplo negativo (TNBC), per il quale esistono poche opzioni terapeutiche, o altri tipi di tumori solidi selezionati dal Protocol Steering Committee dopo la conclusione della fase di dose escalation.
    L’obiettivo primario sarà determinare la sicurezza e tollerabilità del farmaco, gli obiettivi secondari saranno la caratterizzazione del profilo farmacocinetico e una valutazione preliminare della potenziale efficacia, oltre all’identificazione di biomarcatori utili per prevedere e monitorare la risposta clinica dei pazienti. «Anche se la produzione del farmaco è semplice, lo scale-up è sempre complesso e avremo bisogno di averne in quantità rilevanti, ma si tratta di una possibile nuova strategia molto interessante da indagare», conclude Tosi.

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