
Un cambio di paradigma nella terapia del tumore al seno metastatico
20/09/2021
Tumore al seno in fase iniziale, le novità da ESMO
24/09/2021Le novità più interessanti sul tumore al seno metastatico, dalle nuove opzioni con immuno-coniugati e inibitori di PD-L1 agli inibitori di CDK4/6
Dai numerosi studi clinici sul tumore al seno presentati al congresso ESMO 2021 arrivano tante novità interessanti, che potranno cambiare in futuro la pratica clinica.
I dati dello studio KEYNOTE-355 mostrano per esempio che pembrolizumab aggiunto alla chemioterapia (con nab-paclitaxel, paclitaxel, o gemcitabina-carboplatino) migliora la sopravvivenza complessiva in pazienti con tumore al seno triplo negativo metastatico o localmente recidivante che esprime PD-L1, non trattato in precedenza. La combinazione con pembrolizumab ha ridotto la mortalità del 27% in una malattia in cui la sopravvivenza complessiva è rimasta scarsa e non è cambiata per anni; sarà tuttavia importante capire come selezionare le pazienti da candidare all’immunoterapia per utilizzare al meglio gli inibitori dei checkpoint immunitari, tenendo conto per esempio che PD-L1 può cambiare con l’evoluzione del tumore e del sito di malattia metastatica.
Ottime notizie anche per il tumore al seno avanzato HR+/HER2-: il trial Monaleesa-2, che ha indagato gli effetti di ribociclib, un inibitore di CDK4/6, in associazione a letrozolo contro il solo letrozolo, ha dimostrato che la combinazione comporta un significativo miglioramento della sopravvivenza globale (in media 63.9 mesi contro 51.4, superiore quindi di 12 mesi), con un tasso di sopravvivenza stimato a sei anni del 44,2% contro il 32%. Si tratta del primo studio a dimostrare un beneficio di sopravvivenza statisticamente significativo e clinicamente rilevante con un inibitore di CDK4/6 in associazione a un inibitore delle aromatasi in prima linea in donne in post-menopausa con questo tipo di tumore. A ESMO sono stati presentati anche altri studi con inibitori di CDK4/6 impiegati nel tumore al seno avanzato HR+/HER2-: i risultati finali del PEARL trial per esempio, che ha messo a confronto palbociclib più terapia ormonale con la capecitabina in pazienti con progressione di malattia a inibitori delle aromatasi, mostrano che – nonostante non ci sia un beneficio di sopravvivenza – la terapia di combinazione migliora la qualità di vita ed è meglio tollerata della chemioterapia. Inoltre, un’analisi dello studio italiano BioltaLEE individua nel’attività della timidino-chinasi un buon marcatore prognostico, predittivo e per il monitoraggio del trattamento di prima linea con ribociclib e letrozoloin pazienti con tumore al seno avanzato HR+/HER2-.
Un’altra notizia riguarda infine le pazienti con tumore al seno metastatico HER2+, per esempio, è una buona notizia il TULIP trial nel quale [vic-]trastuzumab duocarmazina è stato messo a confronto con la chemioterapia di scelta del medico in pazienti che avevano ricevuto già due linee di trattamento: la sopravvivenza libera da progressione di malattia è stata di 7 mesi contro i 4.9 della chemioterapia, con eventi avversi compatibili con il profilo del farmaco. Secondo esperti ESMO, in futuro dovrà essere valutata la fondo la sequenza giusta per i trattamenti con immuno-coniugati, per valutare le eventuali resistenze e gestire al meglio la sequenza delle terapie nelle pazienti con tumore al seno.
