
Amcenestrant in donne in post-menopausa con tumore mammario avanzato ER+/HER2-
22/08/2022
Risultati positivi con pembrolizumab nel tumore mammario triplo negativo avanzato
05/09/2022Una review pubblicata di recente su Cell racconta le sfide affrontate nella messa a punto di vaccini contro il cancro, incoraggiando a un’esplorazione più approfondita delle possibili nuove strategie
I vaccini per i tumori hanno l’obiettivo di applicare in oncologia ciò che è stato fatto per alcune malattie infettive, sfruttando la potenza del sistema immunitario con l’obiettivo di eliminare le cellule tumorali. Ci sono segnali incoraggianti che indicano come questo scopo possa essere raggiunto, ma un reale successo ancora sfugge: una recente review pubblicata su Cell ha focalizzato l’attenzione sulle molteplici e uniche sfide affrontate nel mettere a punto vaccini mirati ai tumori, cercando di identificare una strategia futura che possa superare le difficoltà incontrate in questo settore.
I tumori non sono eventi acuti che dipendono da elementi esterni, ma evolvono da e all’interno dell’ospite e si manifestano clinicamente solo dopo essere riusciti a eludere la pressione immunitaria che controlla le neoplasie incipienti; inoltre, le cellule tumorali sopravvissute accumulano difese intrinseche per supportare la loro fuga e tutto ciò comporta lo sviluppo di un microambiente tumorale complesso e immunosoppressivo. Inoltre, il cancro possiede un’enorme diversità molecolare e non è una malattia, bensì migliaia di malattie diverse, rendendo perciò l’identificazione del bersaglio un compito difficile. Pertanto, i vaccini terapeutici contro il cancro devono affrontare sfide differenti rispetto a quelle dei classici vaccini per agenti patogeni infettivi. Tuttavia, gli autori affermano che «Numerosi progressi tecnologici – dalla spettrometria di massa e l’apprendimento automatico nell’identificazione dei neoantigeni, ai modelli murini geneticamente e farmacologicamente modificati, ai progressi nella trascrittomica e nella genomica a singola cellula – hanno rivelato una nuova biologia e indicano come colmare questo divario». La review si concentra in particolare su aspetti rilevanti dal punto di vista traslazionale, come la selezione dell’antigene e i metodi per somministrare il vaccino, nonché le sfide uniche, come il microambiente tumorale immunosoppressivo o le modalità di raccolta delle prove di efficacia del vaccino. Gli autori sottolineano che diversi approcci promettenti condividono il focus sulle cellule tumorali intere che stanno morendo (WTC): «Più semplici da realizzare rispetto all’impiego degli ultimi strumenti di sequenziamento e bioinformatici per trovare gli antigeni “migliori”, oltre che meno influenzati da una conoscenza incompleta del tumore, i vaccini WTC si basano su antigeni indefiniti all’interno di un tumore», affermano gli autori. «Mimando le cellule stressate e morenti che sono il punto di partenza per avviare l’immunità naturale, forniscono accesso a tutti gli antigeni della cellula e riflettono ciò che è nella cellula, senza alcuna selezione o distorsione da parte dell’osservatore, fornendo potenzialmente un’immagine del singolo tumore più chiara di quella che oggi qualsiasi tecnologia può fornire. L’importanza delle cellule T tumore-specifiche per la terapia immunitaria e per la sopravvivenza duratura del paziente non può essere enfatizzata eccessivamente: è stato dimostrato che i vaccini contro il cancro migliorano sia il numero di tali cellule che il loro repertorio, ma dobbiamo superare molte difficoltà prima che sia possibile indurre popolazioni di cellule T veramente efficaci, in grado di costituire un’ancora di salvezza e quindi una cura per i nostri pazienti», concludono gli autori.
