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30/01/2023Il tasso di risposta del PSA è significativo e la sopravvivenza libera da progressione di malattia è migliore nei pazienti con varianti BRCA2 patogene
Un nuovo studio pubblicato su JCO Precision Oncology descrive gli esiti degli inibitori di PARP in pazienti con carcinoma prostatico avanzato con alterazioni nei geni di riparazione della ricombinazione omologa (HRR) in un setting di real life, sottolineando l’importanza di determinare la patogenicità e l’origine delle alterazioni HRR per indirizzare al meglio le decisioni cliniche di trattamento: gli inibitori di PARP hanno infatti mostrato un significativo tasso di risposta del PSA e una migliore sopravvivenza libera da progressione di malattia nei pazienti con varianti patogene di BRCA2.
Gli autori hanno esaminato il database del National Precision Oncology Program del Department of Veterans Affairs degli Stati Uniti per identificare i pazienti con carcinoma prostatico avanzato che sono stati sottoposti a sequenziamento del DNA somatico e a cui è stato prescritto un inibitore di PARP; sono stati analizzati 48 pazienti portatori di un totale di 67 varianti del gene HRR. Il tasso di coloro che hanno ottenuto una riduzione del 30% del PSA e della sopravvivenza libera da progressione di malattia è stato confrontato tra pazienti portatori di varianti patogene di BRCA2 e pazienti senza queste varianti. La mediana sopravvivenza libera da progressione di alattia è stata di 4 mesi e il PSA30 del 25,6% per tutti i 43 pazienti valutabili; i pazienti con varianti BRCA2 patogene avevano un PSA30 più elevato (69,2% contro 4,0%) e una sopravvivenza libera da progressione più lunga (7,2 contro 2,8 mesi) rispetto a quelli senza. «A circa la metà dei pazienti con cancro alla prostata vengono prescritti inibitori di PARP senza che abbiano una variante del gene HRR patogena/probabilmente patogena», affermano gli autori. «I pazienti portatori di mutazioni BRCA2 patogene/probabilmente patogene però hanno più spesso una sopravvivenza libera da progressione di malattia più lunga e hanno maggiori probabilità di ottenere una significativa riduzione del PSA rispetto agli altri. Questi dati perciò sottolineano l’importanza di determinare la patogenicità e l’origine delle alterazioni dei geni HRR per indirizzare meglio le decisioni cliniche di trattamento e sottolineano anche la necessità di migliorare la formazione degli oncologi e gli strumenti informatici sanitari per aumentare la conformità della pratica alla cura oncologica di precisione negli uomini con carcinoma prostatico metastatico».
