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Relatlimab, un nuovo anticorpo che blocca un checkpoint immunitario sulla superficie dei linfociti T, in associazione all’inibitore PD-1 nivolumab può dare benefici nei pazienti con melanoma in fase avanzata: la terapia di combinazione, stando a uno studio pubblicato sul New England Journal of Medicine, ha comportato infatti a un tasso di sopravvivenza libera da progressione di malattia del 47,7% contro il 36% della monoterapia con nivolumab.
Il trial clinico internazionale e multicentrico di fase II/III Relativity-047 ha arruolato 714 pazienti con melanoma metastatico non trattato in precedenza o non resecabile in stadio III o IV, randomizzati a ricevere relatlimab e nivolumab in combinazione a dose fissa o il solo nivolumab, per via endovenosa ogni 4 settimane. Al momento del cut-off, nel marzo 2021, il follow-up mediano era di oltre 13 mesi e il 65.8% dei pazienti aveva interrotto la terapia, in maggioranza per la progressione della malattia che si è verificata nel 36.3% dei casi dei trattati con la combinazione e nel 46% dei pazienti trattati con la monoterapia. La sopravvivenza mediana libera da progressione di malattia è stata di 10.1 mesi con la combinazione e di 4.6 mesi con il solo nivolumab; il tasso di sopravvivenza libera da malattia è migliorato con la combinazione, che ha permesso una riduzione del 25% del rischio di progressione o morte. Gli eventi avversi sono stati più frequenti con la combinazione (18.9% contro 9.7%) ma non sono emersi effetti collaterali nuovi e il profilo di sicurezza è risultato gestibile, senza differenze nella qualità di vita tra i due gruppi.
Hussein Tawbi del MD Anderson Cancer Center, coordinatore della ricerca, ha dichiarato che «I risultati di questo sforzo globale fanno avanzare il settore dell’immunoterapia indicando una terza classe di inibitori dei checkpoint immunitari che coinvolgono LAG-3 (acronimo per gene di attivazione linfocitaria 3, un checkpoint sulle cellule T, ndr) e hanno il potenziale per cambiare la pratica clinica. Abbiamo osservato progressi storici nel trattamento del melanoma nell’ultimo decennio con la combinazione di inibitori di PD-1 e CTLA-4, che funzionano ma provocano una tossicità significativa: questo studio rappresenta un ulteriore, atteso passo avanti per dare ai pazienti nuove opzioni di trattamento efficaci e più sicure». Sulla base dei risultati di Relativity-047, nel settembre 2021 la Food and Drug Administration statunitense ha assegnato alla combinazione la procedura di revisione prioritaria. «Abbiamo la prova di un beneficio rispetto alla monoterapia con inibitore PD-1, presente indipendentemente dai sottogruppi di pazienti (come lo stadio del tumore o l’espressione di PD-1 e LAG-3, ndr), ora stiamo attendendo i dati di sopravvivenza e risposta complessiva», conclude Tawbi.
