Pembrolizumab in terapia adiuvante ha migliorato la sopravvivenza libera da malattia in pazienti con carcinoma renale ad alto rischio di recidiva: la prima analisi ad interim dello studio KEYNOTE-564 pubblicata su The Lancet Oncology ha dimostrato risultati promettenti per questo inibitore dei checkpoint immunitari in confronto al placebo dopo la chirurgia.
Nonostante 30 anni di studi sull’argomento, la terapia adiuvante post-nefrectomia del carcinoma renale non ha mai mostrato benefici clinici consistenti. KEYNOTE-564 è un trial multicentrico, randomizzato in doppio cieco, placebo-controllato, in cui 994 pazienti con carcinoma renale sono stati assegnati a ricevere pembrolizumab (200 mg endovena ogni tre settimane per un massimo di 17 cicli) oppure un placebo dopo la chirurgia. Dopo un follow-up mediano di 30 mesi, la sopravvivenza libera da malattia è risultata migliore nel gruppo trattato con pembrolizumab rispetto al placebo: la proporzione stimata di partecipanti rimasti in vita e senza recidive è risultata del 75.2 % con pembrolizumab, del 65.5 % nel gruppo trattato con placebo. Non sono stati osservati nuovi segnali relativi alla sicurezza con bemprolizumab in terapia adiuvante, che è risultato avere un profilo di eventi avversi consistente con le precedenti segnalazioni per il farmaco. «A nostra conoscenza, KEYNOTE-564 è il primo studio di fase 3 randomizzato a riferire risultati positivi con una immunoterapia adiuvante in pazienti con carcinoma renale. Il follow-up e le analisi aggiuntive riconfermano il beneficio significativo in termini di sopravvivenza libera da malattia già osservato nelle analisi precedenti e sostengono l’impiego di pembrolizumab adiuvante come possibile nuovo standard di terapia in pazienti con carcinoma renale ad alto rischio di recidiva dopo la chirurgia», concludono gli autori.