
I vaccini per i tumori, presente e futuro
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14/09/2022In un’analisi intermedia del trial di fase 3 KEYNOTE-355 l’aggiunta di pembrolizumab alla chemioterapia ha dimostrato un aumento significativo della sopravvivenza complessiva rispetto alla sola chemioterapia
Nuovi dati dallo studio KEYNOTE-355 pubblicati di recente sul New England Journal of Medicine confermano che pembrolizumab aggiunto alla chemioterapia di scelta del medico migliora significativamente la sopravvivenza complessiva in pazienti con tumore al seno triplo negativo metastatico o localmente recidivante che esprime PD-L1, non trattato in precedenza.
Lo studio ha randomizzato un totale di 847 pazienti, con 566 che hanno ricevuto pembrolizumab e chemioterapia (pembrolizumab 200 mg più una chemioterapia scelta dal medico con nab-paclitaxel, paclitaxel o gemcitabina-carboplatino), 281 trattate con chemioterapia e placebo; il follow-up mediano è stato di 44.1 mesi. In un sottogruppo di pazienti con un punteggio combinato positivo (CPS, ovvero il numero di cellule tumorali, linfociti e macrofagi positivi a PD-L1, diviso per il numero totale di cellule tumorali vitali e moltiplicato per 100) superiore o uguale a 10: in questi tumori che esprimono molto PD-L1 la mediana di sopravvivenza complessiva è stata pari a 23 mesi nel gruppo trattato con pembrolizumab e chemioterapia, di 16.1 mesi nel gruppo trattato con la sola chemioterapia. I dati sono incoraggianti anche per i pazienti degli altri sottogruppi: nel sottogruppo CPS-1 la sopravvivenza complessiva mediana è stata di 17.6 e 16 mesi nei due gruppi di trattamento, rispettivamente, e nei gruppi di assegnazione originari è stata rispettivamente di 17.2 e 15.5 mesi. Gli eventi avversi sono risultati in linea con i profili di sicurezza noti di pembrolizumab e dei regimi di chemioterapia impiegati, senza nuove segnalazioni; la maggiore incidenza di effetti collaterali immuno-mediati nel gruppo trattato con pembrolizumab e chemioterapia è stata determinata principalmente da ipo- e ipertiroidismo, ma questi eventi sono stati in genere di basso grado e sono stati gestiti agevolmente con un interruzione del dosaggio e con l’utilizzo appropriato di terapie di supporto.
Pembrolizumab in aggiunta alla chemioterapia, come spiegano gli autori, ha comportato un significativo allungamento della sopravvivenza libera da progressione di malattia rispetto alla chemioterapia da sola fra le pazienti che esprimevano PD-L1 con un punteggio CPS pari o superiore a 10: pembrolizumab e chemioterapia assieme hanno ridotto il rischio di progressione o morte più della chemioterapia da sola, dal momento che nel sottogruppo con CPS-10 la percentuale di pazienti con sopravvivenza libera da progressione di malattia a 12 mesi era approssimativamente di 16 punti percentuali più elevata fra chi aveva ricevuto anche pembrolizumab. «In questo trial l’impiego in prima linea di pembrolizumab in associazione alla chemioterapia ha portato a un significativo aumento della sopravvivenza complessiva rispetto alla sola chemioterapia in pazienti con tumore mammario triplo negativo avanzato che esprime PD-L1 con un CPS pari a 10 o superiore», concludono gli autori.
