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23/01/2023Uno studio di fase II mostra che questo inibitore selettivo della trascrizione di oncogeni ha un buon profilo di sicurezza ed è attivo nel trattamento dei pazienti
Il sarcoma di Ewing è il secondo tumore osseo maligno più comune tra bambini, adolescenti e giovani adulti, con una prognosi che varia a seconda della sede del tumore primario, della presenza di metastasi e delle dimensioni del tumore. Non esiste un trattamento standardizzato per il sarcoma di Ewing recidivante: i pazienti hanno un tasso di sopravvivenza a 5 anni del 13% e lo sviluppo di terapie è impegnativo a causa della rarità di questo tumore. In un nuovo studio basket di fase II, recentemente pubblicato su Clinical Cancer Research, l’inibitore selettivo della trascrizione oncogenica lurbinectedina ha mostrato risultati promettenti, con un’attività antitumorale e un profilo di sicurezza gestibile.
Lo studio ha coinvolto 28 pazienti adulti con sarcoma di Ewing confermato che erano già stati trattati con non più di due linee di chemioterapia per malattia metastatica/ricorrente; i pazienti hanno ricevuto lurbinectedina in un’infusione della durata di un’ora ogni 3 settimane. Lurbinectedina blocca la trascrizione e induce rotture del doppio filamento del DNA, portando all’apoptosi; nei modelli preclinici è stato dimostrato che la lurbinectedina è efficace nel sopprimere l’attività del fattore di trascrizione oncogenico EWS-FLI1 e nel ritardare la crescita del tumore nei topi con xenotrapianti di sarcoma di Ewing. I risultati del nuovo studio mostrano un tasso di risposta globale del 14,3%, con una durata mediana della risposta di 4,2 mesi; la sopravvivenza mediana libera da progressione di malattia è stata di 2,7 mesi, il tasso di beneficio clinico è stato del 39,3% e il tasso di controllo della malattia del 57,1%. Nessun decesso o interruzione della terapia è stato dovuto a tossicità e l’evento avverso di grado 3/4 più comune è stato la neutropenia (57%). «Lurbinectedina potrebbe rappresentare una preziosa aggiunta alle terapie attualmente utilizzate nella gestione di queste malattie complesse, che rappresentano un bisogno clinico altamente insoddisfatto», concludono gli autori.
