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24/10/2022Un nuovo studio dimostra che le terapie target individuate attraverso la genomica migliorano la sopravvivenza libera da progressione di malattia rispetto alla chemioterapia di mantenimento
Un nuovo studio che ha messo a confronto l’efficacia di una chemioterapia di mantenimento con un trattamento a bersaglio molecolare mirato alle alterazioni genomiche dimostra chiaramente che la profilazione genomica del tumore può portare a selezionare terapie efficaci in pazienti con tumore mammario metastatico; i risultati sono stati recentemente pubblicati su Nature.
Grazie alle tecniche di sequenziamento di nuova generazione, l’analisi del DNA ha dimostrato che i driver genomici del cancro possono essere diversi da paziente a paziente. Questa osservazione ha portato allo sviluppo della medicina di precisione, in cui in ciascun paziente viene generato un profilo genomico complessivo e viene prescritta di conseguenza una terapia a target molecolare; tuttavia, restano domande aperte circa l’utilizzo dei risultati ottenuti dalla profilazione genomica nella pratica clinica quotidiana e per le decisioni terapeutiche. Per questo motivo lo studio prospettico e randomizzato SAFIR02-BREAST ha messo a confronto terapie target abbinate alle alterazioni genetiche con una chemioterapia standard di mantenimento in pazienti con tumore mammario metastatico che non over-esprime HER-2. I risultati hanno mostrato che le terapie target abbinate alla genomica della paziente migliorano la sopravvivenza libera da progressione di malattia quando le alterazioni genomiche sono classificate di livello I/II secondo la ESMO Scale for Clinical Actionability of Molecular Targets (ESCAT); nessun miglioramento, invece, è stato osservato nel braccio delle terapie target in pazienti con alterazioni ESCAT oltre i livelli I/II. Gli autori hanno anche fatto notare che le pazienti con mutazioni BRCA1/2 ereditarie hanno ottenuto un ampio beneficio con olaparib. «Il trial SAFIR02-BREAST suggerisce che l’uso dei test genomici possa migliorare l’esito di pazienti con un match fra un farmaco e un alterazione ESCAT di livello I/II», spiegano i ricercatori. «Riferirsi ai risultati della genomica nel contesto di una valutazione dei target di intervento terapeutico dovrebbe perciò essere considerato uno standard di cura. I risultati dello studio devono essere tuttavia interpretati con cautela, poiché gran parte del beneficio osservato con terapie mirate abbinate alla genomica deriva da pazienti con un’alterazione di BRCA1/2 e la piccola dimensione del campione non consente di esplorare quanto possano esser considerate adeguati bersagli nuove alterazioni genomiche», concludono gli autori.
