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Grandi novità da ESMO 2021: i risultati dagli studi clinici di maggior rilievo
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Tumore al seno in fase iniziale, le novità da ESMO

Published by Fondazione Gianni Bonadonna at 24/09/2021
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    Anatomy of the breast. Vector illustration

    Dal congresso i risultati sulle possibilità offerte dalla de-escalation e nuove combinazioni in terapia neoadiuvante, sulla durata ‘ideale’ della terapia adiuvante in postmenopausa e i nuovi SERDs (non solo in fase iniziale)

    Sono molti gli studi presentati all’ultimo congresso ESMO che si sono focalizzati sul tumore al seno in fase iniziale e tante le novità interessanti: sono stati per esempio discussi tre studi che hanno valutato la de-escalation in pazienti con tumore al seno HER2+ in fase iniziale. Due metanalisi ne hanno dimostrato la fattibilità, indicando per esempio che un trattamento di sei mesi con trastuzumab non è inferiore a uno di dodici mesi, mentre una terza analisi ha valutato l’impatto predittivo di alcuni marcatori sui risultati possibili con la de-escalation del trattamento neoadiuvante. Per definire quali pazienti possano essere candidati a de-escalation senza compromettere la prognosi è importante identificare biomarcatori. In quest’ottica, in futuro la ricerca dovrà includere l’imaging molecolare e il monitoraggio del DNA tumorale circolante, per capire meglio i meccanismi di malattia.
    Di rilievo anche i dati emersi da un’indagine del Gruppo Italiano Mammella, per la quale sono state reclutate oltre 2000 pazienti in post-menopausa con tumore al seno di stadio I-III senza recidive dopo 2 o 3 anni di tamoxifene, con l’obiettivo di valutare la durata ideale della terapia adiuvante con letrozolo (2-3 anni o 5 anni). I dati mostrano che la sopravvivenza libera da malattia aumenta, passando dal 62% nel braccio trattato per 2 o 3 anni con letrozolo al 67% nelle pazienti che lo hanno ricevuto per 5 anni, e che un simile effetto positivo si rileva anche nella sopravvivenza complessiva (84% contro 88%, rispettivamente); 7-8 anni di trattamento endocrino adiuvante sembrano rappredentare la durata uttimale. In pazienti con tumore in stadio II-III triplo negativo non trattate in precedenza si è osservato che l’aggiunta di carboplatino al paclitaxel in terapia neoadiuvante migliora la sopravvivenza libera da recidive, mentre l’aggiunta di un terzo farmaco, veliparib, non conferisce un ulteriore vantaggio: lo hanno dimostrato i dati del BrighTNess trial, uno studio di fase III che ha anche sottolineato come i benefici clinici siano stati ottenuti indipendentemente dalla presenza di mutazioni di BRCA e senza un incremento sostanziale delle complicanze ematologiche, come sindrome mielodisplastica o leucemia mieloide acuta.
    Per il tumore in fase iniziale ER+/HER2- arrivano interessanti prospettive dall’analisi ad interim dello studio di fase II coopERA: giredestrant, un nuovo degradatore selettivo del recettore degli estrogeni (SERD), in terapia neoadiuvante con palbociclib ha dimostrato un’attività antiproliferativa superiore rispetto a palbociclib in associazione con anastrozolo, come indicato dalla riduzione significativa dell’indice di proliferazione Ki67. Giredestrant, che ha ricevuto dalla FDA la Fast Track Designation a metà dicembre 2020 per il tumore metastatico in seconda e terza linea, non è l’unico nuovo SERD a essere stato indagato con buoni risultati: un’analisi di sottogruppo del trial AMEERA-1 di fase I/II su pazienti con tumore al seno metastatico ha riferito che amcenestrant in associazione a palbociclib ha un tasso di risposta oggettiva del 32.4%. I nuovi SERD, una decina di molecole a differenti stadi dello sviluppo clinico, potrebbero diventare molto utili perché rispetto a fulvestrant hanno una somministrazione più semplice, orale anziché intramuscolare, e hanno mostrato una buona attività e tollerabilità in tumori in fase iniziale e avanzata.

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