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Per una comprensione sempre più approfondita dei tumori grazie alla raccolta ed analisi di una quantità sempre più vasta di dati, da luglio è al lavoro assieme a Fondazione Gianni Bonadonna e Fondazione Michelangelo Maurizio Callari, un ‘cervello di ritorno’ che dopo sette anni a Cambridge, al Cancer Research UK Cambridge Institute, rientra in Italia per portare una visione nuova grazie alla sua esperienza maturata all’estero.
«Anni fa si studiava un gene alla volta, oggi possiamo studiare l’intero genoma e raccogliere diversi tipi di dati molecolari dallo stesso tumore, soprattutto grazie a una tecnica nota come next generation sequencing: informazioni sul profilo mutazionale e trascrittomico del tumore, sul DNA tumorale nel circolo sanguigno e così via», spiega Maurizio Callari. «Una mole considerevole, che richiede nuove e più complesse modalità di analisi: è necessario studiare i diversi dati molecolari in modo integrato, come mettendo insieme i diversi pezzi di un puzzle, allo scopo di comprendere al meglio la malattia e sviluppare strategie terapeutiche nuove e personalizzate». Maurizio è l’’anello mancante’ che serviva in Fondazione Bonadonna per riuscire a farlo: bioinformatico laureato all’Università di Milano, ha iniziato con lo studio dell’espressione genica nel tumore al seno durante il suo dottorato presso l’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano nel gruppo della dr.ssa Daidone. Negli anni a Cambridge, sotto la guida del Prof. Carlos Caldas, ha ampliato lo sguardo all’analisi del profilo mutazionale e proteico del tumore, allo studio del DNA tumorale circolante e allo studio del profilo molecolare di singole cellule. È abituato, insomma, a gestire diverse tipologie di dati da cui estrarre informazioni biologiche utili per capire meglio il tumore e come aggredirlo.
«Utilizzerò i dati generati dai campioni dei pazienti arruolati negli studi clinici di Fondazione Michelangelo, in particolare lavorerò sul tumore al seno», racconta Maurizio. «La sinergia diretta con i clinici è molto importante: non basta il giusto approccio computazionale se non ci si pone il giusto quesito, e viceversa. In Fondazione troverò il setting ideale, perché la sistematica raccolta di campioni da ampie casistiche di pazienti da parte della Fondazione offre la possibilità di giungere a osservazioni robuste e clinicamente rilevanti per i pazienti». L’interesse di Maurizio è utilizzare l’analisi di dati per rispondere a quesiti clinico-biologici irrisolti, alla Fondazione serviva qualcuno che analizzasse al meglio le tante informazioni che può raccogliere dai pazienti: da questo ‘matrimonio’ saranno perciò possibili nuove scoperte, anche perché il background di Maurizio è tale da renderlo una perfetta figura ‘ponte’ fra bioinformatici e medici. Milano è pronta ad accoglierlo e Maurizio è contento di rientrare: «Non ho mai davvero amato l’idea di rimanere per sempre nel Regno Unito, e anche se so che rientrare in Italia potrebbe porre delle sfide sul piano lavorativo, sono felice di tornare e sono convinto che in Fondazione troverò le condizioni ideali per proseguire i miei studi».
