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10/05/2021Alta specificità e accuratezza per l’analisi del grado di metilazione del DNA circolante nel plasma: potrebbe affiancarsi agli screening per la diagnosi precoce.
Fare la diagnosi di tumore prima ancora che abbia dato segno di sé, con un semplice esame del sangue: è l’obiettivo di un test che si sta sperimentando con il Circulating Cell-free Genome Atlas Study, i cui risultati più recenti sono stati presentati durante l’ultimo congresso dell’American Association for Cancer Research. I dati, raccolti su oltre 5mila persone, sono molto incoraggianti: l’analisi del DNA circolante con un metodo che ne individua le metilazioni ha un’elevata specificità e accuratezza nel riconoscere oltre cinquanta tipi di tumore diversi.
Il Circulating Cell-free Genome Atlas Study, tuttora in corso negli Stati Uniti, ha arruolato oltre 10mila pazienti con un tumore e circa 4500 persone senza una diagnosi clinica di cancro per validare un test sul sangue, il Multi-Cancer Early Detection test (MCED), capace di identificare diverse neoplasie con l’analisi del DNA circolante, conosciuta anche come ‘biopsia liquida’; si tratta di una ricerca prospettica, multicentrica e caso-controllo, osservazionale e con un follow-up longitudinale che dovrà arrivare in media a cinque anni, che sta coinvolgendo centri come la Mayo Clinic, il Memorial Sloan Kettering e il Dana Farber Cancer Institute. I dati appena presentati sono relativi a un sottogruppo di poco più di 5mila partecipanti, fra cui oltre 2800 con tumore e circa 1200 senza una diagnosi clinica a un anno di follow-up dopo i primi test; l’obiettivo, in questo caso, è stato valutare specificità, sensibilità e accuratezza dell’esame, analizzando il DNA circolante estratto dal sangue dei volontari con un metodo che individua lo stato di metilazione del DNA stesso dopo averlo trattato con bisolfito. Per l’analisi dei dati sono stati poi utilizzati algoritmi di machine learning.
La specificità nei confronti di un ‘segnale’ del tumore riconosciuto nel DNA circolante è risultata del 99,5%, la sensibilità complessiva del 51,5%; tuttavia la sensibilità del test è aumentata significativamente al crescere dello stadio del tumore presente, passando dal 16,8% per neoplasie al primo stadio per arrivare al 77% per quelle in terzo stadio. Una sotto-analisi su dodici tipi di cancro che da soli rendono conto del 63% dei decessi per tumore negli Stati Uniti ha rivelato che in questi casi la sensibilità complessiva, per qualsiasi stadio dal primo al terzo, è del 67,6%. Il test ha riconosciuto i ‘segni’ di oltre cinquanta tipi diversi di neoplasia e anche l’accuratezza, intesa come la capacità di ipotizzare quale fosse l’origine tumorale del DNA alterato, nei veri positivi è stata soddisfacente (pari all’88,7%).
Complessivamente, i dati di questa analisi parziale del Circulating Cell-free Genome Atlas Study indicano che la ricerca del DNA circolante nel plasma e la sua valutazione attraverso l’impiego di strategie che ne valutino il grado di metilazione riesce a identificare segni di un tumore in oltre cinquanta neoplasie e anche nei primi stadi di malattia, sebbene con una sensibilità inferiore rispetto ai pazienti in stadio più avanzato; avere a disposizione una biopsia liquida in grado di affiancare gli attuali metodi di screening potrebbe, secondo gli autori, «Aumentare il numero di casi diagnosticati nella popolazione, migliorandone potenzialmente la prognosi e la sopravvivenza grazie a un riconoscimento precoce delle neoplasie e riducendo così anche il ricorso a terapie aggressive. L’accuratezza e la sensibilità nell’individuare la presenza di un cancro e nel prevederne la localizzazione indicano che questo approccio potrebbe funzionare, ponendo le basi per un utilizzo clinico su ampia scala».